Chi lavora nel sociale lo dice e lo sente ripetere spesso: “Bisogna fare rete!”.

Lavorare insieme ad altri verso un obiettivo comune facendo rete (in inglese “networking”) è fondamentale per la riuscita a lungo termine di un progetto sociale, ma vivere nella pratica questa logica è complesso e faticoso. La complessità sta in almeno due fattori: da una parte sta in una naturale diversità di idee, valori, opinioni che per trovare un punto di incontro devono avere un tempo e un processo di allineamento; dall’altra, se a collaborare sono delle organizzazioni, ciascuna presenta delle caratteristiche tipiche del proprio settore, differenti o addirittura in contrasto con quelle degli altri.

Ad esempio, per un’associazione come la nostra, è molto impegnativa la collaborazione con le amministrazioni locali, che fanno difficoltà a pianificare sul medio lungo periodo e le cui lungaggini burocratiche mal si adattano all’urgenza dei bisogni delle persone con disabilità.

Partner privati come le aziende, invece, potrebbero trovare difficile comunicare con noi o adattarsi ai tempi di un’associazione che, a differenza di un’azienda, non ha le stesse risorse organizzative e chiede, ad esempio, di fissare delle riunioni di sera o nei weekend, tempi adatti ai nostri volontari ma esattamente inversi rispetto a quelli del mondo del lavoro.

Eppure, dal 2015 ad oggi abbiamo potuto costruire delle partnership che hanno permesso di consolidare il lavoro fatto e di crescere. Anzitutto i partner che supportano le nostre spiagge accessibili: enti pubblici e soggetti privati che hanno deciso di stare al nostro fianco per sostenerci non solo nell’importantissima fase di raccolta fondi, ma anche nel condividere in senso più ampio un progetto di inclusione sociale.

Ci sono, poi, le associazioni che hanno voluto ispirarsi al nostro lavoro e realizzare altre spiagge sul nostro modello, associazioni che sono state così brave da realizzare anche degli altri servizi turistici inclusivi all’avanguardia e da cui siamo noi ora ad imparare qualcosa (perché la reciprocità è il bello della rete).

Ma la presenza della rete è fondamentale in ogni progetto: che si tratti di realizzare una nuova spiaggia (come in Open Basilicata), di portare avanti la ricerca scientifica sulla SLA (come nel progetto Scintilla realizzato in collaborazione con Università e centri di ricerca) o di sperimentare servizi avanzati di assistenza domiciliare (come in SMASC), non possiamo né vogliamo essere soli.

Oltre alle reti organizzative, esiste, inoltre, una rete informale ma non per questo meno preziosa: sono tutte quelle persone, enti e associazioni che ci sostengono in maniera non ufficiale e al tempo stesso utilissima. Persone che ci vogliono bene, che hanno deciso di fare un pezzo di strada con noi e che ci supportano con idee, competenze, risorse.

A tutti, il nostro grazie!