Intervista a Marcella Zollino – professoressa presso l’Istituto di Genetica Medica dell’Università Cattolica

 

La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni, le cellule nervose che permettono i movimenti della muscolatura scheletrica. Quando i motoneuroni degenerano i muscoli perdono progressivamente la loro funzione fino alla paralisi completa. La scienza ha evidenziato un legame tra la malattia e la genetica, ma ancora tanto c’è da comprendere prima di arrivare ad una cura realmente efficace. Ne parliamo con la prof.ssa Macella Zollino

La SLA è una malattia ereditaria?

La maggior parte dei casi sono sporadici, cioè si verifica un solo caso nella famiglia. Solo in una piccola percentuale di casi, circa il 5%, la SLA può essere definita ereditaria, cioè si verificano più casi nella stessa famiglia seguendo un modello autosomico-dominate. Ciò significa che la malattia compare in più generazioni in senso verticale, trasmessa dal genitore affetto alla metà circa dei figli, maschi o femmine.  Nelle forme ereditarie viene tramessa dal genitore al figlio la mutazione di uno dei geni associati a SLA: il genitore affetto ha una copia normale e una mutata del gene, e ad ogni concepimento può trasmettere la copia mutata per il 50% delle probabilità. Tuttavia non tutti i figli che ricevono la mutazione dal genitore si ammaleranno sicuramente di SLA, sia perché l’esordio della malattia può essere molto tardivo, sia perché si può verificare un “difetto di penetranza”, cioè l’individuo è portatore di mutazione ma non svilupperà mai la malattia in tutto l’arco della sua vita. Va comunque specificato che in questi rari casi di malattia francamente ereditaria il rischio di ammalarsi per i figli dei soggetti affetti è consistente.

Quindi un figlio con un genitore affetto da SLA non ha necessariamente un rischio elevato di sviluppare la malattia?

Assolutamente no se si tratta di un caso sporadico di SLA, come è nella gran parte dei casi.Riguardo ai casi familiari, vanno assolutamente distinte due diverse situazioni: la prima, rara, di SLA francamente ereditaria, che come discusso compare in più casi nelle stessa famiglia, tramessa dal genitore al figlio; in questi casi il rischio di ammalarsi per i figli dei soggetti affetti è obiettivamente elevato, vicino, anche se inferiore, al 50%. La seconda circostanza è la presenza di pochissimi altri casi di SLA nella stessa famiglia, ma collegati da un grado di parentela più lontano, non del tipo genitore-figlio. In questa seconda circostanza il rischio che hanno i figli dei pazienti di ammalarsi di SLA è basso, decisamente inferiore a quello delle forme ereditarie.

Possiamo affermare che la SLA è una malattia genetica?

Possiamo senza dubbio dire che i meccanismi di degenerazione del motoneurone hanno una base genetica, anche nelle forme sporadiche di SLA. A conferma, in diverse forme sporadiche di SLA si osservano le stesse mutazioni geniche delle forme ereditarie, ma questo non significa che in questi casi la SLA diventa ereditaria. Abbiamo noi stessi diagnosticato la mutazione in un gene-SLA in diversi casi di SLA sporadica. In alcuni abbiamo potuto eseguire il test genetico nei genitori ultraottantenni, sani: la mutazione è stata sempre ereditata da un genitore.La spiegazione è offerta ancora una volta dagli studi genetici, che stanno osservando sempre di più il concorso simultaneo di più geni mutati, secondo un modello oligogenico (pochi, ma più geni), e non monogenico (un solo gene responsabile di malattia). Anche se sono attualmente noti diversi geni associati a SLA, ancora molti geni rimangono sconosciuti, e sono ancora da definire i precisi meccanismi di malattia. Dunque il test genetico può essere proposto anche nelle forme sporadiche di SLA, ma per definire il rischio di malattia nei figli dei pazienti conta di più la storia familiare. L’estensione del test genetico anche nelle forme sporadiche di SLA richiama i medici ad essere molto attenti a questo problema e a non definire ereditarie tutte le forme di SLA sporadica in cui viene diagnosticata la mutazione in un gene-malattia.

Secondo lei si arriverà presto ad una cura?

I risultati preliminari della ricerca rendono concreta questa aspettativa. La cura potrà avvalersi di terapia genica, diretta a silenziare il gene difettoso, oppure potrà agire sui meccanismi di malattia, avendo come bersaglio le proteine anomale che determinano la degenerazione dei motoneuroni. Alcune terapie basate sulla presenza di specifici difetti genetici sono già in fase di sperimentazione nell’uomo.  Tuttavia la ricerca ha bisogno ancora di tempo.

Intervista di Raffaella Arnesano