Una porta aperta… è tutta qua la forza di IO POSSO.

Una porta aperta a chi vuole dare il suo contributo a un progetto, a un’idea di vita che va oltre le barriere che troviamo sulla nostra strada.

Tutto nasce dalla porta aperta di casa di Gaetano e Giorgia che hanno voluto condividere con i loro amici di sempre la situazione che stanno vivendo in seguito all’ingresso nelle loro vite dellaSLA.

Non è facile, davanti alla travolgente forza con cui questa malattia irrompe nella vita di una famiglia, decidere di condividere la propria situazione e pensare a un futuro comunque pieno di speranze e di progetti… nonostante tutto.

Ecco è proprio questo il punto vincente di IO POSSO: la condivisione.

Come quando a 16 anni, seduti davanti a un camino, ci incontravamo nella nostra Casa, la Casa dei Fucetati, la Casa dei nostri sogni, quella Casa in cui ognuno di noi aveva il suo progetto da condividere e in cui tutti erano liberi di criticarlo o di approvarlo senza aver timore di essere emarginati per questo.

Un progetto che era un sogno e che per molti di noi si è concretizzato perché ci abbiamo creduto.

Quella Casa, la prima pietra del nostro gruppo, in cui delusioni, vittorie, sconfitte e speranze di adolescenti venivano raccontate a cuore aperto perché a 16 anni ci si può permettere anche questo. E si trovava sempre qualcuno pronto ad ascoltare, a proporre, a suggerire e a mettere a disposizione il suo tempo per un confronto sincero.

Quella Casa la cui porta era sempre aperta a chiunque entrasse con lo stesso spirito che avevamo noi amici di sempre e che era pronta a integrare chiunque dimostrasse di credere nel nostro gruppo.

Il gruppo, la comunità, la forza di giovani degli anni Novanta che volevano costruire, creare, abbattere per riuscire ad arrivare ai loro obiettivi. E che ci sono riusciti.

Venti anni dopo, dopo aver percorso tante strade diverse e ormai quasi quarantenni, abbiamo deciso di rientrare da quella porta di quella Casa perché ora c’è un progetto che ha bisogno di tutti noi, delle nostre conoscenze, della nostra maturità, della nostra forza e della nostra capacità di costruire, creare, abbattere per raggiungere un grande obiettivo.

Con un ingrediente in più: quel cuore aperto che a 16 anni è più naturale e del quale, arrivato a 40 e concentrato sulla TUA vita, non ricordi più la combinazione per aprirlo.

Pare che in questo caso la combinazione sia stata questa, sette lettere in due parole: IO POSSO.

E la porta di quella Casa si è riaperta, il cuore ha ripreso a battere con quella forza con cui batte a 16 anni e il contagio è stato istantaneo: tutti, ognuno con la sua storia, siamo rientrati in quella Casa, abbiamo ripreso a parlare, confrontarci e discutere animatamente perché ora questo è il NOSTRO progetto.

E la porta di quella Casa si è riaperta e, oggi come vent’anni fa, è aperta a chiunque voglia entrare con lo spirito del nostro gruppo e può farlo senza bussare.

In tanti lo stanno facendo e la nostra comunità, Calimera, ha già deciso di entrare da quella porta e di partecipare tutta compatta a una manifestazione, il 12 Aprile, che vuole essere il primo passo verso la realizzazione di un sogno, la prima pietra di un muro che si alzerà alto, tanto alto perché da su quel muro tutto sembrerà diverso e il nostro obiettivo sarà più raggiungibile.

Emanuele